Se cercate quell’atmosfera magica avvolta da un alone di mistero che emana dalla lettura de “Le mille e una notte” siete nel posto giusto. Non che le novelle narrate siano ambientate esattamente a Khiva, il libro infatti è una raccolta di storie dapprima tramandate su base orale e poi trascritte a partire dal X secolo, racconti provenienti da varie aree partendo da India e Persia (di cui l’odierno Uzbekistan ha fatto parte a tratti) fino ad arrivare a Cina ed Egitto. Ma basta addentrarsi negli stretti vicoli della città vecchia, così puramente conservata come doveva essere nel XIV secolo, per essere proiettati in quell’atmosfera che per l’immaginario collettivo rievoca le scene de “la mille e una notte” ambientate tra harem, moschee e madrase, minareti e mura di pietra, tendaggi e tappeti, immersi nel profumo delle spezie della Via della Seta. Un luogo magico quindi in cui ci si sente sbalzati indietro nel tempo, al confine tra leggenda e realtà.
Parlando di leggende, si dice che Khiva sia stata fondata da Sehm, figlio di Noè, il quale scavò un pozzo di acqua dolce (Keivak, che in seguito diventò Khiva) lungo il percorso delle carovane che già a quei tempi collegava l’Estremo Oriente all’Occidente. Intorno al primo nucleo sorse poi un caravanserraglio fortificato di cui si hanno notizie fin dal V secolo a.C.. Ma il periodo d’oro di Khiva cominciò con Tamerlano nel XIV secolo fino al XIX secolo, periodo del Khanato di Khiva.
La Città Antica (Ichan-Kala) è il nucleo originario di forma rettangolare, fortificato da mura in mattoni di terra cruda: una base inclinata è intervallata da torri tondeggianti e da quattro porte di accesso nelle diverse direzioni: dà l’impressione di essere di fronte a un gigantesco castello di sabbia che assume un colore dorato al tramonto!!!
L’interno della ICHAN-KALA è un insieme ammaliante di vicoli stretti e tortuosi che, passando tra basse case in terra cruda, collegano i Palazzi dei sovrani, i Mausolei, il Bazar, l’Hammam, il Caravanserraglio e un gran numero di Madrase, Moschee e Minareti. Sembra che il tempo si sia fermato nei secoli passati, l’atmosfera è magica, soprattutto quando cala la sera e i monumenti sono avvolti da una calda luce. E’ un piccolo scrigno di bellezze che nel 1990 ha ottenuto il riconoscimento dall’UNESCO come Patrimonio Mondiale.
Molti sarebbero i monumenti da raccontare, mi soffermerò su quelli più rappresentativi.
Entrando dalla Porta principale, Ata-Darvasa che significa la porta del padre, subito troviamo alla nostra destra la grandissima MADRASA MOHAMMED AMIN KHAN del XIX secolo, la più grande di Khiva. Con oltre 100 stanze, la Madrasa, ossia la scuola coranica, accoglieva circa 200 studenti. Non venivano soltanto insegnate materie religiose ma anche filosofia, matematica, astronomia e la lingua araba scritta. Ora questa Madrasa è diventato un Hotel di lusso all’interno della città vecchia.
Ma quello che attrae immediatamente la nostra attenzione è l’imponente mole del Minareto collegato alla Madrasa: è il KALTA-MINOR, minareto basso, rimasto incompiuto a causa della morte del Khan. E’ un minareto tronco, alto 26 metri e 14 metri di diametro, che sarebbe dovuto diventare il minareto più alto al mondo con l’altezza di 100 metri. E’ rivestito con mattoni smaltati che vanno dal verde smeraldo al turchese, disposti a croce e a fasce orizzontali con diversi disegni geometrici, fino alla sommità dove vediamo un fregio calligrafico. Come vedremo in seguito anche la scrittura assume un aspetto decorativo. E’ un’esplosione di colori, un edificio di rara bellezza che è diventato icona della città di Khiva.
Sulla sinistra invece troviamo l’antica Cittadella, il KUNJA ARK, il luogo del potere, fortificato e addossato alle mura per creare una eventuale via di fuga ai Khan. La sua costruzione fu cominciata alla fine del XVII secolo, era una fortezza militare, residenziale e amministrativa, protetta dalle sue mura merlate. Nel complesso era compreso, oltre alla residenza del Khan, anche le Sale di ricevimento, l’Harem, una moschea privata e gli ambienti di servizio e per i soldati. E’ un complesso che affascina e stupisce per le sue decorazioni in ceramica smaltata nelle varie sfumature dal celeste al verde smeraldo, con motivi geometrici o floreali che rivestono tutte le pareti. Ma al tempo del Khan il palazzo era arricchito anche da tappeti, tessuti, tendaggi e oggetti preziosi in metallo o vetro che rendevano l’ambiente sontuoso, degno di re.
Possiamo notare la Sala del Ricevimento (Kurinysh-Khana) molto raffinata con due colonne lignee intarsiate che sorreggono il porticato (talar). Anche il legno del soffitto è decorato con fantasie floreali con colori sgargianti. Il talar è sopraelevato di 5 scalini perchè doveva accogliere il trono del Khan. Sul fondo si trovano tre porte, la più bassa era quella destinata a ricevere le persone di umile origine che in tal modo dovevano inchinarsi per entrare. Al centro del cortile si trova una pedana circolare in mattoni, questa era la base su cui era allestita una Yurta, la tenda tipica delle popolazioni nomadi dell’Asia Centrale utilizzata dal Khan per i ricevimenti invernali.
Il palazzo aveva due Moschee, quella estiva, un talar aperto sul davanti e una Moschea invernale chiusa sui quattro lati. La Moschea estiva assomiglia alla Sala dei Ricevimenti ma presenta sei colonne di legno e due esili torri laterali che ne slanciano la struttura. Al centro della parete interna è situato un incantevole Mihrab, la “Porta del Paradiso” che indica ai fedeli la direzione della Mecca verso cui pregare, e sulla destra una scalinata di cinque gradini (minbar) tutta rivestita di maioliche serviva al predicatore per commentare il Corano.
Nel punto più alto della fortezza, in quella che era la torre di guardia, si trova una terrazza panoramica da cui fare bellissime fotografie sulla città antica!!!
Da non perdere la visita alla MOSCHEA JAMEH, la Moschea del Venerdì, è forse l’edificio più antico di Khiva che risale al X sec, ma con rifacimenti del XVIII sec. L’ambiente basso e con luce soffusa è composto da 213 colonne in legno intagliato, tutte diverse, disposte in modo regolare a 3 metri di distanza l’una dall’altra. Il soffitto completamente in legno, nella parte centrale è sostituito da lucernai che le danno luminosità. Sembra di entrare in un ombroso bosco di colonne!!! I materiali di costruzione utilizzati, legno e mattone crudo, aiutano a mantenere un clima fresco anche in estate, a fornire un’ottima acustica e anche a resistere ai terremoti, in una zona, come l’Uzbekistan, ad alto rischio sismico.
Proseguendo verso la Porta PALVAN-DARVASA, troviamo il Palazzo reale costruito durante il regno di Allah Kuli Khan a metà del XIX secolo, il TASH-KHAULI. Il palazzo si suddivide in tre zone: la Sala delle udienze, la stanza di gala e la parte privata con l’abitazione privata e l’harem. Il secondo piano che si affaccia sul cortile era l’abitazione dei parenti del Khan, delle concubine e della servitù.
Nelle vicinanze del complesso Tash-Khauli, vicino alla Porta Palvan-Darvasa, sono state costruite una Madrasa dedicata allo stesso Khan, un Bazar e un caravanserraglio, ora riadattato a mercato artigianale.
Altro luogo da non perdere e di grande significato religioso è il MAUSOLEO PAHLAVAN MAKHMUD dedicato ad un poeta, filosofo e artista vissuto a Khiva tra il XIII e il XIV secolo. Fu il maestro spirituale di tutti i sovrani della città ed è considerato il suo patrono, il luogo in cui fu sepolto è diventato un luogo di culto. Il complesso del XIV secolo è formato da una grande sala per la preghiera, sovrastata da una magnifica cupola verde smeraldo, in cui abbiamo assistito al melodioso canto di un fedele. A fianco si trova una piccola stanza con la tomba del Santo Patrono Pahlavan Makhmud, è tradizione uscirne camminando all’indietro, senza mai voltare le spalle al sepolcro.
Posso dire che questo è il luogo in cui ho sentito di più un senso di spiritualità, e non come fosse una semplice visita da turista. L’intera struttura e quelle adiacenti sono sedi di diverse sepolture reali perchè tutti i Khan di Khiva desideravano essere sepolti vicino al patrono.
Nel cortile esterno è posizionata una fontana da cui bere l’acqua benedetta. Questo è un importante luogo di pellegrinaggio religioso, frequentato non solo dai malati, ma anche da chi vuole chiedere una grazia, o per chi desidera un figlio, perfino per gli sposi è tradizione venire al Mausoleo prima di effettuare il rito del Matrimonio per ricevere la benedizione del patrono. Passeggiando due giorni per Khiva ci è capitato diverse volte di incontrare coppie di sposi, giovanissimi, bellissimi ma con gli abiti da matrimonio tradizionali occidentali, un lungo vestito bianco per la sposa e un vestito elegante per lo sposo. Probabilmente a causa dell’incontro di culture a seguito della annessione alla Russia nel diciannovesimo secolo.
Abbiamo passeggiato per la città vecchia, l’Ichan-Kala, e abbiamo attraversato i quartieri della Dishan-Kala, la parte della città fuori dalle mura più antiche e protetta da un cerchio di mura successivo. Qui le case sono basse con le mura in mattoni di terra cruda. Condivido con voi alcune foto scattate lungo le strade di Khiva.
si intravede la rampa per salire con i cavalli nel giro di ronda delle mura
A fianco della Madrasa Islam-Khodja si trova il minareto più alto di Khiva: l’ISLAM-KHODJA MINOR. Nella piazza adiacente, stesi sui tappeti, potete trovare in vendita tutti gli oggetti dell’artigianato locale, come anche ai lati delle strade più larghe della città: zucchetti (i tipici copricapi uzbeki), prodotti dell’industria tessile, oggetti di ceramica, artigianato in legno (tipico di Khiva) dipinti e curiosi colbacchi di pelliccia di tradizione russa.
La nostra guida uzbeka, Firdavs, ha sempre trovato dei posti particolari in cui portarci per pranzi e cene: una sera abbiamo mangiato in questa piazzetta, apparecchiata elegantemente, con vista sul minareto che pian piano si illuminava mentre intorno veniva buio, un posto magico!
Ma la sorpresa più inaspettata è arrivata la prima sera: senza svelarci il segreto, Firdavs ci ha guidato costeggiando le mura fino all’ingresso della Porta Tash-Darvasa. Siamo entrati e, attraversando il quartiere animato dalle voci allegre dei bambini in strada, le case in mattoni di terra cruda con davanti i tipici lettini rivestiti di cuscini per sdraiarsi o sorseggiare il té (tapchan), siamo entrati in un ristorante che aveva una terrazza panoramica con vista sulla città vecchia al tramonto!!! Che spettacolo indimenticabile!!!.
A seguire una favolosa passeggiata per Khiva by night!!! Ditemi che non è uno scenario da Le Mille e una Notte!!!!
CONCLUSIONE: Ogni città dell’Uzbekistan ha una sua particolarità che la contraddistingue e la rende unica: di Khiva mi è piaciuta la sua autenticità, il fascino dell’antico, i ritmi pacati, quell’atmosfera proprio da “Le Mille e una Notte”, che ti rimanda a un periodo leggendario e fiabesco.
Ringrazio ancora chi ha reso per me possibile questo viaggio meraviglioso:
Firdavs Hakimov: firdavs@natalietour.uz