Tutti conoscono il Nepal come il Tetto del Mondo, quella terra che ospita 10 tra le 14 maggiori vette del pianeta con cime oltre gli 8000 metri fino ad arrivare al Monte Everest con i suoi 8848 metri di altezza. Nel parlare comune NEPAL è quindi sinonimo di trekking e scalate, ma pochi sanno quanto può offrire questo straordinario paese non solo in termini naturalistici, di cui tra l’altro possiede una gran varietà, ma soprattutto a livello artistico e culturale.
Essendo il mio primo viaggio in Oriente da una parte è stato tutto stupore e meraviglia per i miei occhi, voglia di conoscere e capire per il mio cuore, dall’altra mi sono scontrata con la mia ignoranza in merito alla storia e alle religioni di questa parte del mondo. In questa sezione del mio blog ho pensato di riassumere in modo semplice ed essenziale quanto ho imparato di questa terra fantastica, per capirne il contesto e in che modo si è formata questa magica combinazione di natura, storia, religioni e incontro di popoli, lasciando la descrizione del viaggio ai prossimi articoli.
GEOPOLITICA DEL NEPAL
Geograficamente, il Nepal è un altopiano che degrada a terrazzamenti dalle altissime vette dell’Himalaya e dell’Annapurna, passando attraverso la Valle di Kathmandu che si trova mediamente a 1300 metri di altitudine, fino ad arrivare alla Pianura del Gange al confine con l’India, a 70 metri slm: un dislivello impressionante quindi di più di ottomila metri che ha contribuito alla formazione di un’infinità di differenti zone geomorfologiche e naturali. Dai ghiacciai alla giungla in 200 km, in un territorio per lo più montuoso solcato da valli e fiumi che furono un naturale collegamento tra Tibet (e quindi Cina) e India. Questa posizione strategica conferì al Nepal la funzione di importante via di commercio: per secoli le vette dell’Himalaya furono attraversate da carovane di Yak e capre che trasportavano il sale raccolto nei grandi laghi tibetani, lana, bestiame e burro in cambio di riso e orzo coltivati in Nepal oltre a zucchero, spezie e manufatti indiani.
E’ grazie alla sua posizione che il Nepal fu da sempre culla di civiltà e raggiunse il suo massimo splendore nell’età d’oro dei Malla che governarono la Valle di Kathmandu con una organizzazione di città-stato per 550 anni, dal 1200 circa fino al 1768, quando Prithvi Narayan Shah unificò il regno scegliendo Kathmandu come capitale. Fu durante il regno dei Malla che si affermò l’architettura e la scultura Newari realizzate in pietra rossa e un minuziosissimo intaglio in legno, periodo in cui la rivalità tra le maggiori città-stato le portò a gareggiare tra loro anche in ambito artistico. Fu così che sorsero quei meravigliosi templi e palazzi, decorati in modi sempre più raffinati, che possiamo ancora vedere nelle Durbar Square (letteralmente “piazza del palazzo” in lingua Newari) delle 3 principali città-stato: KATHMANDU la grande, PATAN la bella e BHAKTAPUR la devota, riconosciute dal 1978 Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.
Sembra che fu l’architetto nepalese Arniko ad inventare il tempio a pagoda che ricorda le cime aguzze delle montagne e poi ad esportarne il modello alla corte del Kublai Khan alla fine del tredicesimo secolo, stile che poi si diffuse in Cina e nell’Asia orientale. Purtroppo gran parte dei monumenti fu seriamente danneggiato se non distrutto dalla forte scossa di terremoto di magnitudo 7.8 avvenuta il 25 aprile 2015 (e precedentemente anche nel 1934), a distanza di 8 anni molto è stato fatto, ma continua tuttora l’opera di ricostruzione. D’altra parte il Nepal è un paese ad alto rischio sismico dovuto allo slittamento della placca indoaustraliana sotto alla placca euroasiatica che continua al ritmo di quasi tre centimetri all’anno. Ciò comporta anche l’innalzamento dell’Everest di 6 mm all’anno, crescita compensata dall’erosione delle montagne.
LA SPIRITUALITA’
Lungo le rotte commerciali si diffusero anche le religioni che oggi esercitano un ruolo così importante nella vita quotidiana dei nepalesi: Hinduismo dall’India e Buddhismo dal Tibet qui si incontrano in un connubio perfetto, dando vita a una coesistenza affascinante e tollerante. Spesso nello stesso tempio vengono professate entrambe le religioni. Ed è questo l’aspetto magico del Nepal: la spiritualità è palpabile, sacro e profano, tradizione e modernità si mescolano con una naturalezza sorprendente. Così puoi incontrare donne che portano offerte ai templi nella stessa piazza in cui ha luogo un mercato e puoi trovare altari con lumini votivi nel mezzo di incroci trafficati. La spiritualità è presente ovunque, la riconosci nelle cerimonie devozionali (la puja) che le donne nepalesi effettuano ogni mattina portando offerte al tempio più vicino: un piatto di rame contenente petali di fiori, riso, frutta e yogurth viene offerto alla divinità preceduto dal suono della campana per richiamarne l’attenzione. In seguito una parte dell’offerta, divenuta in questo modo sacra, viene riportata nelle case come benedizione. Ad ogni giorno della settimana corrisponde il culto di una divinità. Riconosci la spiritualità, la presenza del divino in ogni cosa, persino nel loro saluto a mani giunte: NAMASTE! che significa “io saluto il divino dentro di te”.
L’HINDUISMO è una religione politeista ed è composta da un’infinità di figure tutte riconducibili alle tre divinità principali di cui sono manifestazioni o reincarnazioni: Shiva il distruttore e riproduttore, Vishnu il conservatore e Brahma il creatore. Ogni divinità ha il suo veicolo, un animale che la trasporta e che, posizionato davanti ai templi ne indica l’appartenenza: i templi dedicati a Shiva ad esempio presentano un toro. E così trovi templi, altari, pagode ovunque, persino davanti alle porte delle case scopri, incastonata nella pavimentazione, una mandala in pietra su cui apporre piccoli sacrifici e polvere rossa di cinabro e incenso. Continua, anche se in forme minori rispetto al passato, la pratica dei sacrifici animali alle divinità, soprattutto durante le feste religiose.
L’Hinduismo prescrive tre pratiche fondamentali: la puja (offerta agli dei e preghiera) la cremazione dei morti (di cui vi parlerò in seguito) e, ahimè, il sistema di caste che tuttora vige anche in Nepal. Esistono quattro caste principali: i brahmini, i sacerdoti (di etnia Brahman), gli Kshatriya, soldati e amministratori (di etnia chletri). i vaisya, commercianti e agricoltori e i sudra, servi e artigiani, al di sotto di tutti gli harijan, gli intoccabili, a cui spettano i lavori più umili. E’ una rigida gerarchia da cui è impossibile uscirne che coinvolge non solo la condizione sociale della persona ma anche la carriera professionale e il matrimonio oltre al modo di interagire con gli altri e di come essere considerato. Nelle città maggiori queste gerarchie tendono fortunatamente ad essere mitigate. L’accettazione delle caste e l’aspetto religioso che destina alla reincarnazione successiva quanto è meritato nella vita presente, ha contribuito a determinare nella popolazione nepalese un carattere rassegnato e fatalista, generalmente incline alla tolleranza e al sorriso, e come abbiamo potuto appurare in più di un’occasione un’indole molto ospitale e di apertura verso lo straniero. In Nepal l’80% delle persone praticano l’Hinduismo tant’è che fino al 2006, quando divenne Repubblica, era l’unico paese al mondo ad avere adottato l’Hinduismo come religione ufficiale di Stato.
La seconda religione professata in Nepal è il BUDDHISMO, anche se più che una religione è da considerare una filosofia di vita. Il Buddhismo ebbe origine nell’India settentrionale quando il Principe Siddhartha Gautama (nato a Lumbini in Nepal circa 2500 anni fa) raggiunse l’illuminazione spirituale prendendo il nome di Buddha, il risvegliato. Il Buddha indicò la strada per raggiungere il Nirvana in cui si sarà liberi da ogni illusione e delusione, intraprendendo un cammino di rinuncia ad ira, ignoranza e desiderio. Esistono diverse correnti di Buddhismo, più o meno rigide, tra cui la scuola Hinayana e la scuola Mahayana che è la più diffusa in Nepal. Vedremo, visitando le Stupe, come si manifesta il culto buddhista con i propri simboli:
- le Bandiere di preghiera, sono ritagli di stoffa o plastica colorati, disposti in uno specifico ordine: blu, bianco, rosso, verde e giallo simboleggiano i cinque elementi (fuoco, acqua, aria, legna e terra) servono a diffondere nel vento la benedizione e le preghiere.
- Le Ruote di preghiera, sono ruote cilindriche su cui sono incise le preghiere, vengono fatte girare come segno di devozione usando solo la mano destra, in quanto la mano sinistra è considerata impura.
Per riassumere, il Nepal ha molti problemi da risolvere, a partire dalla corruzione ai vertici alti tipica dei paesi poveri (ma noi italiani non dovremmo scandalizzarci), il sistema delle caste, la condizione della donna, la disoccupazione, le terribili infrastrutture, il bracconaggio, la mancanza di pensione e tutela sul lavoro, l’insufficiente fornitura energetica e l’enorme inquinamento cittadino a causa dell’utilizzo di veicoli inquinanti. La prima fonte di reddito è l’agricoltura seguito dal turismo: io so che spesso il turismo crea inquinamento, anche in senso figurato, ma credo che un turismo responsabile e sostenibile possa aiutare i nepalesi a risollevarsi e a dare loro una possibilità di crescita. D’altra parte la bandiera nepalese (l’unica al mondo ad essere formata da due triangoli sovrapposti che ricordano le sporgenze dei tetti a pagoda) è rosso cremisi, il colore nazionale simbolo del coraggio, contornata da un bordo blu, simbolo della pace e dell’armonia. Nella parte superiore mostra una luna posta in orizzontale da cui sorge un sole a otto punte, nella parte inferiore è disegnato un sole a dodici punte come augurio di purezza e lunga durata, ma nello stesso tempo allude anche al carattere dei nepalesi, calmi e tranquilli come la luna e fieri come il sole.
Per me il Nepal è il paese dei colori, il paese dei sorrisi, dell’accoglienza e della tolleranza, un luogo carico di quella spiritualità e umanità che noi occidentali abbiamo perso: rimarrà per sempre nel mio cuore!!!
Ringrazio come sempre l’agenzia che mi ha accompagnato in questo viaggio con una professionalità e un’organizzazione unica, apprezzando anche la scelta di appoggiarsi in loco a guide e tour operator attenti al bene del paese e alla sua popolazione.
Quindi GRAZIE a I VIAGGI DELL’ARCOBALENO, pensando già al prossimo viaggio!!!
Altri racconti del mio viaggio in questa terra fantastica:
KATHMANDU, la Grande e il Tempio delle Scimmie
LA VALLE DI KATHMANDU Patrimonio Culturale UNESCO
TO BE CONTINUED…..