Nel mio girovagare nel Nord della Spagna mi sono imbattuta più casualmente che premeditatamente in 3 palazzi di Antoni Gaudì, le uniche opere dell'”Architetto di Dio” fuori dalla Catalogna, a dimostrazione che viaggiando è bene lasciare spazio anche all’imprevisto e alle variazioni di percorso.
Per essere precisi Gaudì ha progettato anche la ristrutturazione della Cattedrale di Maiorca, spostando il coro, modificando le cappelle laterali, il rosone e aggiungendo un baldacchino sopra l’altare maggiore. Gaudì aveva anche progettato un grattacielo a New York (hotel Attraction) simile alla Sagrada Familia, che sarebbe stato il più alto al mondo per l’inizio 900, ma non fu mai costruito. Venne ricostruito digitalmente nella serie tv di fantascienza “Fringe” dove compare nello Skyline di New York City. Infine è attualmente in costruzione a Rancagua (Cile) una cappella basata su un disegno donato da Gaudì, la Cappella di Nostra Signora degli Angeli, che quindi diventerà l’unica opera di Gaudì fuori dalla Spagna.
Ma ritornando alla Spagna ho piacevolmente incontrato lungo il mio percorso queste tre opere interamente progettate da Gaudì:
- EL CAPRICHO A COMILLAS
- CASA BOTINES A LEON
- PALACIO EPISCOPAL DE ASTORGA
EL CAPRICHO A COMILLAS
Il primo palazzo che ho visitato è stato il Capricho a Comillas vicino a Santander e me ne sono subito innamorata. E’ una delle prime opere progettate da Gaudì insieme a Casa Vicens a Barcellona, la costruzione cominciò nel 1883 e finì due anni dopo. Con questa opera Gaudì intraprende un percorso che lo porterà a diventare uno dei più famosi esponenti del Modernismo Catalano. Elementi di influenza araba e mudejar (propri del primo periodo di Gaudì) si sposano con lo stile neogotico e le forme floreali e zoomorfe tipiche del modernismo catalano, armonizzando l’uso dei diversi materiali come pietra, mattoni, ceramica, coppi e ferro in un tripudio di forme e di colori. Troviamo anche, qui come in tutte le sue costruzioni, l’organizzazione degli spazi studiata sull’esigenza della committenza: un seminterrato adibito a garage e magazzino, un piano terra per l’abitazione del proprietario e una soffitta per la servitù.
Qua Gaudì volle riprodurre la casa ideale con uno studio perfetto degli spazi, degli usi e della luce naturale del sole. Gli spazi per le attività mattutine sono orientati verso sud , mentre quelli per le attività pomeridiane verso ovest, riprendendo il comportamento dei girasoli che ruotano verso il sole. Il girasole è un tema ricorrente nelle decorazioni dell’edificio, basti guardare la torre cilindrica adornata di girasoli in ceramica. Gaudì afferma di trarre ispirazione dalla natura, la sua maestra. Da subito rinuncia alle linee rette e si affida alle curve più complesse come l’iperbolica e l’arco a catenaria. La sua arte è morbida, sinuosa, avvolgente e coinvolgente. E’ famoso il suo pensiero: La linea retta è degli uomini, quella curva è di Dio.
Il suo committente, Maximo Diaz de Quijano era un avvocato arricchitosi a Cuba e poi ritornato in Spagna. Aveva anche una grande passione per la musica, infatti era un compositore e da questo deriva il nome del palazzo “El Capricho”, perchè il Capriccio è un tipo di composizione libera. Gaudì riprese questa passione nella decorazione dell’edificio, ritroviamo infatti ovunque il richiamo alle note musicali, soprattutto la chiave di sol nelle balconate in ferro, disegni di animali che suonano strumenti nelle vetrate, le cinque fasce orizzontali verdi con girasoli gialli che decorano l’esterno ricordano il pentagramma musicale. Questo palazzo è davvero un capolavoro, un piccolo scrigno di bellezze. Per info pratiche👉leggi qui
CASA BOTINES A LEON
CASA BOTINES, il cui vero nome è Casa Fernández-Andrés, si trova a Leon in Plaza de San Marcelo 5.
Simón Fernández e Mariano Andrés erano proprietari di un magazzino tessile a León, e nel 1887 Antoni Gaudí (tramite l’amicizia comune con Eusebi Guell) fu incaricato di progettare un nuovo edificio nella loro città per aumentare lo spazio commerciale e i magazzini. Per questo motivo, Gaudí progettò un edificio di sette piani ispirato alle costruzioni della borghesia di Barcellona e Parigi: piano terra per gli affari, seminterrato per magazzino, primo piano o piano nobile per la residenza dei proprietari dell’immobile e piani superiori da affittare. L’edificio culmina con un tetto a padiglione inclinato in cui erano ospitati i magazzini e la casa del portiere.
L’edificio fu iniziato nel 1892 e fu completato in soli dieci mesi. Con la sua austerità e i quattro torrioni angolari Casa Botines è un palazzo di ispirazione medievale declinato da Gaudì in stile modernista. Sopra al portone di ingresso possiamo vedere la grande statua di San Giorgio e il Drago, dove San Giorgio è simbolo della Catalogna e viene spesso riproposto nell’architettura di Gaudì.
In questo palazzo Gaudì sperimentò e mise in pratica le sue idee moderne e rischiose, utilizzando per la prima volta alcune innovazioni strutturali che poi portò avanti anche nelle opere successive. Nel piano destinato ai magazzini di tessuti Gaudì utilizzò per la prima volta la planimetria libera, anticipando il concetto di Open Space: la costruzione non si reggeva su muri di mattoni ma era sorretta da esili colonne in ghisa di soli 18 cm di diametro, talmente esili da mettere in dubbio la loro affidabilità. Molti erano convinti che il palazzo sarebbe presto crollato, ma non è mai successo.
Il palazzo si sviluppava su sette livelli destinati ad usi diversi: il seminterrato a magazzino, il piano terra a negozio, il primo piano ad abitazione dei proprietari, i due piani superiori alla locazione, e la soffitta per la servitù. Ora ospita diversi percorsi museali, un’Esposizione sulla storia di Casa Botines, la ricostruzione dell’abitazione del proprietario e del magazzino, una Esposizione su “Gaudì, il sogno dell’Architettura”, Esposizioni temporanee e la Collezione Fundus di Belle Arti. Casa Botines fu dichiarata Bene di Interesse Culturale nel 1969. Per info pratiche 👉 leggi qui
PALACIO EPISCOPAL DE ASTORGA
Il Palazzo Vescovile di Astorga si trova ad appena 50 km da Leon e vale davvero la pena di fermarsi a visitarlo perchè esprime sia negli esterni che negli interni tutto il genio di Gaudì. Di particolare bellezza sono gli archi ogivali in ceramica smaltata e i numerosi capitelli di stili diversi che Gaudí stesso progettò per le molteplici colonne del Palazzo.
A seguito dell’incendio dell’ex palazzo vescovile, il vescovo Grau chiamò Gaudì, suo compaesano, per progettare il nuovo palazzo. Gaudì volle integrare la nuova costruzione con l’ambiente architettonico circostante, quindi utilizzò materiali di costruzione autoctoni come l’ardesia, il granito della zona di Bierzo e le ceramiche smaltate e decorate della vicina Jiménez de Jamuz. La costruzione del Palazzo cominciò 1889 ma, alla morte del Vescovo Grau nel 1893, Gaudì abbandonò la direzione dei lavori per incompatibilità con la giunta diocesana. Viene quindi nominato l’architetto Ricardo García-Guereta per completare l’opera, che terminerà nel 1913 rispettando abbastanza fedelmente il progetto originario.
L’edificio è costruito in stile neogotico in granito bianco, con caratteristiche di castello, con i suoi merli, i suoi punti panoramici e il suo fossato. Si compone di quattro facciate fiancheggiate da quattro torri, il suo tetto a due spioventi è fatto di ardesia ed è delimitato da una balaustra di granito. I camini avrebbero dovuto sorreggere le statue dei Tre Angeli in zinco con attributi episcopali che ora si trovano nel giardino, ma mai posizionati come apparivano nel progetto di Gaudì. All’esterno di particolare interesse il portico d’ingresso i cui cunei a ventaglio incorniciano le tre porte di ingresso, mentre l’espediente del fossato ha la funzione di illuminare e ventilare il seminterrato.
La struttura del Palazzo rispetta la gestione funzionale degli spazi adattata alle esigenze della committenza tipica di Gaudì del primo periodo: nel seminterrato si trovava l’archivio e il magazzino; nel piano terra ambienti di servizio del Vescovo, come Segreteria, Sala Conferenze, Sala dei notai e procuratori e salottini; il primo piano destinato alla meravigliosa Cappella gotica, alla Sala del Trono e alle stanze private del Vescovo; in ultimo la soffitta per la servitù.
Il seminterrato ora ospita una collezione epigrafica, numismatica e lapidaria. E’ un piano totalmente aperto senza divisioni di spazi. Pilastri, colonne di pietra grezza e capitelli non decorati vogliono ricreare l’atmosfera del castello medievale.
L’interno del piano terra colpisce per le sue abbondanti decorazioni in contrasto con il rigore esterno. Le costole delle sue volte sono decorate con ceramiche smaltate di Jiménez de Jamúz, che ricordano lo stile mudéjar e la grande varietà di capitelli, con forme ispirate alla natura e alla tradizione.
Ma l’ambiente più spettacolare a mio avviso è la Cappella ubicata nel primo piano: ogni dettaglio, ogni colonna, ogni vetrata è una fedele testimonianza del genio di Gaudí. Sembra una cattedrale in miniatura: da osservare la Pala d’altare in marmo bianco di Carrara raffigurante la Vergine con Bambino, il fonte Battesimale, le statue di santi e vescovi posizionate nelle tre absidi minori. Presenta inoltre una grande quantità di decorazioni: archi ogivali rivestiti di ceramica, capitelli stellati che ricordano quelli della Chiesa inferiore della Sainte Chapelle di Parigi e le vetrate piombate, policrome e figurate che narrano la vita di Maria inondando la Cappella di luce. Sopra si trovano due balconi che collegano l’ultimo piano con la cappella, permettendo di seguire il culto e contemplare una fantastica vista panoramica della Chiesa.
Infine l’ultimo piano, interamente dell’architetto Ricardo García Guereta, è molto austero e contrasta nettamente con gli ornamenti dei piani inferiori.
Per informazioni sulla visita 👉 leggi qui
Per concludere questo mio articolo penso che sia importante fare conoscere queste importanti opere di Gaudì, di cui poco si parla forse a causa della lontananza da Barcellona. Gaudì è stato un genio, l’Architetto di Dio e della Natura, colui che con le sue tecniche innovative è stato capace di precorrere i tempi e di dare un’impronta definitiva ad un nuovo stile affermatosi a cavallo tra il XIX e il XX secolo: il modernismo catalano. El Capricho, Casa Botines e El Palacio Episcopal sono un chiaro esempio della sua grandiosa arte.