Come disse la nostra guida: in Nepal si sa quando si parte ma non quando si arriva.
E così per il nostro trasferimento da Kathmandu a Pokhara destiniamo una giornata intera. Sarà un viaggio lungo ed estenuante, 200km in 10 ore di pullman, su strade che dire dissestate è ottimistico… poi, grazie alla buona compagnia e a soste ben mirate, siamo arrivati a destinazione stanchi ma felici per quello che abbiamo conosciuto e per l’esperienza vissuta. D’altronde come scriveva T. S. ELIOT: è il viaggio, non la meta, ciò che conta. E tutto è esperienza, tutto può essere fonte di conoscenza. Allontanandoci dalle città della Valle di Kathmandu abbiamo avuto modo di conoscere il vero Nepal, le condizioni di vita dei suoi abitanti, i suoi paesaggi.
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TRASFERIMENTO DA KATHMANDU A POKHARA
LA HIGHWAY autostrada nepalese
La principale arteria stradale del Nepal, la HIGHWAY, è in condizioni disastrose già da diversi anni: in previsione della prossima apertura di un aeroporto internazionale a Pokhara, hanno deciso di modernizzare il suo tracciato demolendo il manto stradale su tutti i 200km che separano le principali città del paese. La costruzione di ponti, gallerie e infrastrutture del nuovo tracciato si è rivelata un’opera titanica, difficile da gestire per un paese come il Nepal. I lavori si protraggono da molti anni ormai ma recentemente è stato siglato un accordo con la Cina per terminare la ricostruzione… speriamo presto!. Inutile dire purtroppo che non esistono tutele nel mondo del lavoro, nè nella sicurezza preventiva e tanto meno in caso di infortuni.
Il primo momento critico è imboccare la Highway per uscire da Kathmandu, i lavori rallentano il traffico e creano ingorghi, i mezzi pesanti che sprofondano con le ruote nelle voragini della strada ondeggiano e si inclinano tanto da rischiare di toccarsi con quelli che provengono dalla direzione opposta. Ma è interessante osservare le tipologie dei veicoli e le strategie che adottano alla guida. In particolare attirano l’attenzione i colori sgargianti e le decorazioni dell’abitacolo dei camion indiani che portano le merci nella capitale. In Nepal la guida è a sinistra ma non perchè sia stata in passato una colonia inglese, infatti è uno dei pochi paesi nel sud asiatico ad essere sempre stato indipendente.
FIUME TRISULI: Ponti tibetani e Rafting
Poi fortunatamente la strada diventa leggermente più scorrevole, almeno fino al bivio che prenderemo due giorni dopo per andare al Parco Nazionale di Chitwan. Dopo circa 30 km la Highway affianca il corso del FIUME TRISULI e il paesaggio diventa sempre più rurale e piacevole da osservare dal finestrino del nostro pullman. Ci fermiamo per una sosta presso uno dei tanti PONTI TIBETANI che attraversano il fiume. Raggiungere la riva opposta camminando sul ponte ondeggiante è una sensazione elettrizzante! E il paesaggio è incantevole!!.
Nel fiume Trisuli è praticato il RAFTING infatti vediamo passare sotto di noi alcuni gommoni accompagnati dalle urla divertite dei ragazzi che lo occupano. Dicono che nella stagione dei Monsoni il fiume diventi impetuoso, adatto ai più esperti. Le rive dei fiumi sono servite da Resort con spiaggetta per chi cerca un angolo di relax nella natura poco lontano dal caos di Kathmandu.
Riprendiamo il nostro viaggio. La sosta successiva sarà per comprare un casco di banane dolcissime, piccole piccole, nelle bancherelle allestite ai lati della strada polverosa. Sarà la nostra coccola durante il viaggio … é stato curioso e sicuramente inusuale veder sfilare un casco di banane lungo il corridoio del pullman!! e quando la situazione diventerà più critica il nostro accompagnatore ci rallegrerà con un cocktail di Coca e Rum Nepalese, il KHUKRI RUM … la stanchezza del viaggio scivola via e ritorna l’allegria!!!
LE RISAIE
Poi comincia il paesaggio punteggiato di verdi risaie, i campi separati in appezzamenti di svariate forme e diverse sfumature di verde… le donne con le vesti colorate chine a lavorare nei campi. Siamo scesi di altitudine e il paesaggio diventa sempre più rurale.
BANDIPUR, città medievale
A metà strada, con una breve deviazione, andiamo a visitare BANDIPUR, una graziosa cittadina medievale dei newari. E’ un borgo storico rinato con il turismo: i templi sono stati restaurati e le case abbandonate sono state trasformate in caffè o lodge. L’architettura newari si nota nelle finiture in legno delle case a schiera che si affacciano sulla strada principale, le mura sono ricoperte di rampicanti fioriti, i turisti sorseggiano una bevanda ai tavolini dei bar mentre gli abitanti del luogo continuano con i loro mestieri. E’ un’atmosfera serena e rilassante, per certi aspetti ricorda una cittadina europea di montagna.
E’ il momento di ripartire, ci aspetta il tratto di strada più difficile e comincia ad imbrunire
Finalmente arriviamo a Pokhara che già è buio, la giornata seguente sarà dedicata interamente alla scoperta della città dei laghi.
POKHARA la città dei laghi
SARANGKOT: l’Alba sulla catena dell’ANNAPURNA
La nostra giornata comincia molto presto, abbiamo appuntamento con l’alba sull’Annapurna. Ci rechiamo nel vicino villaggio di Sarangkot dove si trova una terrazza panoramica da cui è possibile ammirare un lungo tratto della catena montuosa. È ancora buio, poi pian piano il cielo comincia a colorarsi di rosa e i primi raggi di sole vanno ad illuminare le vette più alte.
È un panorama incredibile, un’esperienza mistica, da un muro di alte montagne svettano cime innevate di altezza superiore agli 8000 metri!!! La vetta in primo piano è il Machhapuchhare, alto 6997 metri, il cui nome in nepalese significa “coda di pesce” a causa della sua cima sdoppiata. È rimasta l’ultima cima del Nepal inviolata in quanto non è possibile scalarla. A causa dell’umidità del periodo il cielo non era perfettamente limpido ma è bastato per vivere la sacralità di quel momento: l’alba sull’Annapurna, sul tetto del Mondo!!!
Ora abbiamo un’intera giornata per conoscere Pokhara. È una città dall’anima turistica e ne ha tutti i motivi: paesaggi spettacolari, siti storici, il lungolago dello shopping e i centri massaggi attirano i turisti in cerca di relax o percorsi adrenalitici. Sono molte le attività sportive che propone: kayak e rafting, trekking, mountain bikes, parapendio e zip-line senza dimenticare che Pokhara è la base per le partenze delle spedizioni per scalare l’Annapurna. È chiamata la città dei laghi per le acque che la circondano.
IL LAGO PHEWA TAL e il Tempio VARAHI MANDIR
Il Phewa Tal è il lago su cui si sviluppa la città e in cui si specchiano le cime dell’Annapurna, il paesaggio è incantevole! Le sue acque riflettono la foresta che si trova sulla sponda opposta al lungolago ed assumono un colore verde smeraldo. Al centro del lago, su una piccola isola, si trova un tempio hindu a due livelli in stile pagoda dedicato a Vishnu nell’incarnazione di cinghiale. Per raggiungere il Tempio Varahi Mandir occorre noleggiare una barca a remi o farsi accompagnare da ragazzi del posto su un’imbarcazione a pedali. Sbarcati sull’isoletta era in corso una festa religiosa in cui ci siamo ritrovati coinvolti dai nepalesi in balli e musiche ritmate. Anche questo è Nepal: apertura e spontaneità!!!
IL TEMPIO DI BINDHYA BASINI e il Saligram
La stessa accoglienza che ritroviamo anche nel Tempio di Bindhya Basini, dove i nepalesi si accalcavano sorridenti per poter fare una fotografia con noi europei, probabilmente attratti dai nostri capelli biondi. Il tempio del XVII secolo, costruito su una piccola collina a cui si sale tramite una scalinata è dedicato a Durga, incarnazione guerriera di Parvati qua venerata nella forma di saligram. Il saligram è un fossile di ammonite, una conchiglia marina che qua si trova facilmente a dimostrazione che prima dell’innalzamento dell’Himalaia queste terre erano ricoperte dal mare. Nei mercati di Pokhara si possono comprare sassi neri spaccati a metà che contengono un fossile. Oppure sassi a sorpresa, ancora da rompere così che non sai cosa puoi trovare. Qui dobbiamo togliere le scarpe prima di entrare nel luogo sacro e assistiamo alla processione dei fedeli che portano doni alla divinità.
GROTTA DI GUPTESHWOR MAHADEV e CASCATE di DEVI
Un luogo davvero particolare che unisce il sacro al profano è la Grotta di Gupteshwor Mahadev. Per arrivare al sito bisogna percorrere una stradina fitta di negozi con la merce esposta che quasi ostruisce il passaggio.
Ci troviamo di fronte a una struttura color arancio e percorriamo la scala elicoidale che scende verso il basso. La grotta è considerata sacra perché sede di una grande stalagmite, riconosciuta come il sacro Lingam di Shiva. Purtroppo non è possibile fare fotografie all’interno del tempio nella grotta. Poi procediamo nel ventre della terra, e l’impressione è proprio questa, accodati a fedeli hindu che recitano il mantra Om namah Sivaya, che significa mi inchino a Shiva, una preghiera che ripetuta senza fine diventa una cantilena carica di spiritualità. Alla fine di questo cunicolo umido, stretto e a volte scivoloso, si arriva a un’altra ampia grotta che si affaccia sulle Cascate di Devi. Ci sono diverse versioni a spiegarne il particolare nome che è una storpiatura di Cascate di David. Sembra che qua sia annegato un visitatore svizzero, precipitato nelle cascate insieme alla sua fidanzata oppure travolto da una piena improvvisa dovuta alle forti piogge monsoniche. Comunque sia andata, è un luogo molto suggestivo e spirituale non molto frequentato da turisti ma gremito di fedeli hinduisti.
CAMPO PROFUGHI TIBETANI e MONASTERO BUDDHISTA
Vicino alle Cascate di Devi è possibile conoscere da vicino la tragica storia dei rifugiati tibetani. A Pokhara e dintorni esistono molti campi di rifugiati, scappati dal Tibet nel 1959 dopo la repressione della Cina. Nel campo profughi Tashi Ling, a 3 km dal lungolago, è stato allestito un Museo con la storia del campo supportato da pannelli esplicativi in inglese e fotografie. A lato si trova un negozio di tappeti di loro fabbricazione e nel cortile numerose bancarelle di artigianato. Infine il Monastero buddhista Shree Gaden Dhargay Ling dove abbiamo ascoltato le preghiere cantilenanti dei monaci tibetani, seduti a terra in vesti arancioni, dondolando avanti indietro mentre leggono le preghiere. Si sentivano anche le voci sottili dei bambini più piccoli, avranno avuto 3 anni, nascosti sui balconi più alti. È stato un momento emozionante, soprattutto dopo aver visitato il Museo che parla dell’esodo tibetano.
Nella parte più antica della città si può ancora ammirare l’architettura newari in legno intagliato e mattoni e alcuni templi antichi. Ma la bellezza di Pokhara risiede maggiormente nei suoi paesaggi incantevoli e nella sua capacità di differenziarsi nelle proposte turistiche, riuscendo ad accontentare sia chi è alla ricerca di avventure adrenalitiche o sportive, sia chi vuole rilassarsi in un ambiente rigenerante.
Ringrazio come sempre l’agenzia che mi ha accompagnato in questo viaggio con una professionalità e un’organizzazione unica, apprezzando anche la scelta di appoggiarsi in loco a guide e tour operator attenti al bene del paese e alla sua popolazione.
Quindi GRAZIE a I VIAGGI DELL’ARCOBALENO, pensando già al prossimo viaggio!!!
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