BARI: COSA VEDERE

Una Bari inaspettata mi ha colpito al cuore!!! Ci sono luoghi di cui non si parla molto che meriterebbero maggiormente di essere conosciuti: uno di questi è sicuramente Bari, purtroppo preceduta da una fama negativa a causa della sua parte antica, la famigerata Bari Vecchia, che ha impresso nella percezione comune l’idea di una città degradata e pericolosa. In realtà negli ultimi decenni Bari ha investito molto nella riqualificazione del suo centro storico trasformandolo in un luogo sicuro e molto frequentato da turisti (grazie anche all’approdo delle navi da crociera) e da giovani che in ogni momento della giornata percorrono i suoi stretti vicoli. Passando, in questo modo, da punto negativo a punto di forza della città.

COSA VEDERE A BARI:

La Basilica di San Nicola

BREVI CENNI STORICI

Mi piace ricordare alcuni avvenimenti storici che hanno determinato l’evolversi della città, per capirne il contesto in cui si è sviluppata sul piano artistico e architettonico, ma anche culturale e planimetrico durante secoli di storia. E nella città di Bari le varie fasi storiche sono rimaste ben delineate e visibili soprattutto nell’organizzazione degli spazi cittadini. Dagli scavi archeologici sappiamo che la punta estrema del promontorio dove oggi troviamo Bari Vecchia fu abitata fin dall’età del Bronzo, mentre dell’epoca romana rimangono soltanto tracce della necropoli nel quartiere murattiano e il materiale di reimpiego nelle costruzioni delle epoche successive. I periodi più significativi della storia della città coincidono con il periodo bizantino, a partire dal nono secolo, quando Bari fu sede del Governatore militare della provincia (lo stratega, dal 876) e in seguito del Governatore delle tre provincie meridionali di Puglia, Lucania e Calabria (il catapano, dal 975). Fu in questo periodo che Bari si affermò come città commerciale e punto di incontro tra Oriente e Occidente. Con la conquista da parte dei Normanni nel 1071, Bari non perse la sua funzione di ponte con l’impero bizantino, alimentata anche dal culto religioso delle reliquie di San Nicola, santo molto venerato sia dai cattolici che dagli ortodossi. La decadenza cominciò dal 1156 con la distruzione della città ad opera di Guglielmo il Malo, avvenuta come atto di ritorsione in seguito alla rivolta dei baresi che avevano attaccato il castello per ribellarsi alla sovranità normanna. Declino che precipitò quando gli angioini scelsero Napoli come capitale del Regno meridionale. Nel periodo rinascimentale Bari divenne un ducato legato agli Sforza, in cui Isabella di Aragona, vedova di Giangaleazzo Sforza, visse nel Castello Svevo con sua figlia Bona Sforza. L’ultima duchessa della città, Regina di Polonia, morì nel 1558 lasciando la città in mani spagnole destinata a un periodo di crisi demografica, sociale ed economica. Fu solo agli inizi del diciannovesimo secolo che ci fu una ricrescita tale da richiedere una espansione del centro abitato. Furono abbattute le mura dal lato di terra, che si trovavano sull’odierno Corso Vittorio Emanuele, e si cominciò la costruzione del nuovo borgo, oggi chiamato Murattiano perchè approvato da Gioacchino Murat, allora Re di Napoli. Fu progettato secondo i moderni canoni urbanistici europei dell’epoca: reticolato a scacchiera, ampi viali, piazze e giardini, con precise regole anche riguardo l’altezza degli edifici e la distanza tra di loro. Fu con la costruzione di questo nuovo quartiere che la vita della città si spostò fuori le mura, decretando di fatto una sorta di isolamento della parte antica e la distinzione di denominazione tra Bari Vecchia e Bari Nuova. A cui si aggiunse la Bari Nuovissima con l’espansione oltre la linea ferroviaria avvenuta nel dopoguerra. Oggi Bari è una città Metropolitana con 1200mila abitanti, capoluogo della Regione Puglia, la seconda città più grande del Sud Italia dopo Napoli.

Arco alto

BARI VECCHIA

Sicuramente il luogo più suggestivo della città è Bari Vecchia: un dedalo di stretti vicoli collegati tra loro da piazzette, cortili e archi di pietra. L’isolamento di Bari Vecchia, avvenuto con la costruzione dei quartieri nuovi, ha permesso di conservare quell’atmosfera autentica di città medievale, città marittima di commerci, importante crocevia tra Oriente e Occidente. Sorge su uno stretto promontorio racchiuso nella Muraglia che lo circonda su tutto il tratto che si affaccia sul mare, un tempo mura di protezione ora è diventata una piacevole passeggiata sul confine tra storia e natura: da una parte il mare, dall’altra le vecchie case bianche su cui svettano la Basilica di San Nicola e il campanile della Cattedrale di San Sabino. Addentrarsi in Bari Vecchia significa immergersi nel passato di una città di marinai, di commercianti, un popolo caratterizzato da una fede profonda che lo portò a rubare le reliquie di San Nicola in Turchia. Passeggiare per Bari Vecchia significa camminare su strade in pietra, in vicoli stretti tra case luminose adornate di edicole con Santi e Madonne e decorati con fiori e pizzi, balconcini e panni stesi al sole, significa respirare la fragranza dei cibi di strada e ascoltare il vociare dei commercianti e dei bambini che giocano in strada… Bari Vecchia affascina nella sua semplicità, nella sua quotidianità, per la sua magica atmosfera. Finchè il vicolo in cui passeggi sfocia in un’ampia piazza e la semplicità diventa meraviglia: trovarsi improvvisamente davanti ad opere d’arte come la Basilica di San Nicola o la Cattedrale di San Sabino è veramente emozionante!! La pietra calcarea di Trani è un’esplosione di luce, lo stile romanico pugliese è un trionfo della semplicità e nello stesso tempo della finezza nei dettagli. Questa è l’essenza di Bari Vecchia: un prezioso connubio tra semplicità e grandezza.

MOLO DI SAN NICOLA – N’ dèrr’a la lanze

Il Molo di San Nicola è quel braccio di terra che insieme al Molo di Sant’Antonio forma il vecchio porto di Bari. Deve il suo nome al fatto che proprio qua sbarcarono le reliquie di San Nicola provenienti dalla Turchia nel 1087 e da questo punto parte la processione della festa che tutti gli anni si svolge dal 7 al 9 maggio per ricordare la traslazione delle reliquie del Santo. Il Molo di San Nicola è un luogo iconico per Bari perchè ricorda l’anima della città, la sua vocazione marittima, di commerci e di pesca. E’ infatti conosciuto anche con il nome “N-dèrr’a la lanze” perchè i pescatori hanno sempre attraccato qui i loro colorati gozzi (lanze in dialetto), ovvero le piccole imbarcazioni in legno costruite dai maestri d’ascia. Lungo le discese a gradini per le barche puoi ancora trovare i pescatori, appena rientrati dalla pesca in mare, che puliscono il pesce, lo preparano alla vendita, riparano le reti. Sono passata in quel luogo nel silenzio della mattina presto, la scena è romantica: nell’insenatura dominata dalla struttura su palafitte dell’ex Teatro Margherita si stagliano le sagome delle barche colorate mentre i pescatori, con cura, danno valore al loro lavoro notturno.

Molo di San Nicola

PIAZZA DEL FERRARESE

Il classico percorso per visitare Bari Vecchia parte dalle piazze vicine al molo di San Nicola, per prima Piazza del Ferrarese che non ho potuto ammirare nei suoi spazi perchè occupata dall’evento del Villaggio della Coldiretti, come anche il lungomare sotto la muraglia. Antica via di accesso al centro storico, sulla piazza è presente l’ufficio turistico e si può vedere l’abside romanica della Chiesa della Vallisa, risalente all’XI secolo. Ora è sconsacrata e sede di concerti e iniziative culturali. Sulla piazza insiste anche lo Spazio Murat, ex mercato delle carni e ora contenitore di eventi culturali, mostre fotografiche e d’arte contemporanea. Insieme all’ex Teatro Margherita e al vicino ex Mercato del pesce, costituisce il nascente Polo per l’arte e la cultura contemporanea della Città di Bari. 

Abside della Chiesa della Vallisa con scavi della strada del ‘600

PIAZZA MERCANTILE

A seguire si arriva in Piazza Mercantile, un tempo chiamata Piazza Maggiore perchè centro amministrativo, commerciale e religioso della città antica e ora diventata il punto di incontro per i ristorantini che vi si trovano. Al centro della piazza spicca il Palazzo del Sedile con il suo loggiato rinascimentale sormontato da busti simboli del buon governo. Era il centro della vita amministrativa e sede del Comune fino al diciannovesimo secolo quando fu spostata in Corso Vittorio Emanuele, nel quartiere Murattiano. Di fronte al Sedile si trova la Fontana Pubblica, fontana seicentesca di marmo, detta Fontana delle Pigne perchè in origine era sormontata da tale decorazione. Da vedere anche la Colonna della Giustizia, detta anche Colonna infame, a cui venivano legati i debitori insolventi e forse anche le donne infedeli per essere esposti al pubblico disprezzo. Un leone di pietra, probabilmente proveniente da una tomba romana, è simbolo del potere e della giustizia che sovrintende alla punizione. I segni sulla colonna non sono, come si potrebbe pensare, causati dalle corde che legavano gli esposti alla vergogna, questa colonna infatti proviene dal vecchio porto e reca ancora i segni delle corde che legavano le imbarcazioni. Tra le case dietro alla Colonna infame passa Via Re Manfredi che collegava il vecchio porto sul Molo di Sant’Antonio alla piazza commerciale, in modo che i commercianti potessero raggiungere più agevolmente la piazza.

La Colonna Infame
Il Palazzo del Sedile

LA MURAGLIA

Da Piazza del Ferrarese parte Via Venezia, la strada sulla Muraglia di Bari, un sistema di mura medievali, poi restaurate in epoca rinascimentale, che avvolgeva tutta la città antica intervallandosi con quattro torri difensive. Fino agli anni ’30 del ‘900 le acque del mare lambivano le mura fino a quando il perimetro fortificato fu circondato dal lungomare Imperatore Augusto e verdi giardini di palme. Salendo la rampa che porta sulla Muraglia possiamo vedere in basso una fila di colonne provenienti da templi o costruzioni romane e un cippo miliare della Via Traiana. Poi si giunge al Fortino di Sant’Antonio, un baluardo di difesa di origine trecentesca ma ricostruito nel Cinquecento dalla Duchessa Isabella. Oggi il Fortino è di proprietà del Comune di Bari e viene utilizzato per eventi culturali o privati, come ad esempio per celebrare matrimoni civili. Dal piano del Fortino sotto si può vedere Via Re Manfredi che passa sotto di esso tramite un ponte, e nel lato del mare il Molo di Sant’Antonio da cui si gode un’ottima vista sulla città vecchia, poi il Molo di San Nicola con le barche colorate, i palazzi in stile liberty del lungomare Araldo di Crollalanza e quelli in stile razionalista del lungomare Nazario Sauro. Una passeggiata sulla Muraglia permette di godere di un bel panorama sul mare e sui lungomare di Bari in tutte le direzioni.

Il Fortino di Sant’Antonio
La Muraglia di Bari Vecchia

SANTA SCOLASTICA, il Museo Archeologico

Percorrendo tutta la Muraglia si giunge là dove si trova un altro bastione cinquecentesco posizionato all’estremità settentrionale di Bari Vecchia. Qui si trova il Complesso della Chiesa di Santa Scolastica che ospita un interessantissimo Museo Archeologico (per altro ad ingresso gratuito) che illustra con reperti e cartellonistica la storia di Bari e del suo territorio a partire dalle più antiche fasi della Preistoria fino alle ceramiche greche e della Magnagrecia. Molto suggestivo l’ambiente in cui si sviluppa l’esposizione, un complesso conventuale fondato nel decimo secolo e inserito nelle fortificazioni aragonesi della cinta muraria.

Da qui potete scegliere se ritornare indietro lungo la Muraglia fino a giungere alle scale che scendono sul retro della Basilica di San Nicola o se addentrarvi nei vicoli meno frequentati di Bari Vecchia. Io posso guidarvi nel secondo percorso, molto caratteristico. Imboccando Strada Santa Scolastica si giunge in una piazzetta che espone a cielo aperto i ruderi della Basilica di Santa Maria del Buon Consiglio, composta da due file di colonne in marmi pregiati con basi e capitelli romani. Il connubio tra le colonne allineate e quello che resta del pavimento a mosaico policromo circondate dalle abitazioni circostanti, conferiscono a questo luogo un fascino particolare.

Resti a cielo aperto della Basilica di Santa Maria del Buon Consiglio

BASILICA DI SAN NICOLA

Proseguendo per Via Martinez si giunge all’arco angioino, sovrastato dall’immagine del Santo, che in modo scenografico ci introduce agli spazi della cittadella Nicolaiana, uno spazio raccolto e protetto che ci ricorda l’origine di questi luoghi: qui sorgeva il Palazzo del Catapano bizantino, sulla cui struttura è stata costruita la Basilica per ospitare le reliquie di San Nicola giunte dalla Turchia nel 1087.

Questo adattamento ad un edificio preesistente le conferisce una struttura unica nel suo genere, somigliante più ad una fortezza che a una chiesa. E’ considerato il prototipo dello stile romanico pugliese, la facciata semplice e maestosa in calcare bianco di Trani, è fiancheggiata da due torri mozze. Da notare esternamente la Porta dei Leoni sulla fiancata della Basilica, di pregevole fattura. Nel portale centrale della facciata si vedono due colonne sorrette da buoi: il riferimento è alla leggenda che racconta come il carro che trasportava le reliquie del Santo fosse trainato da una coppia di buoi. Questi si fermarono stanchi in quel luogo, indicando così il punto in cui edificare il tempio di San Nicola.

La struttura interna della Basilica è sobria come è caratteristica del romanico, gli arredi barocchi che erano stati aggiunti nei secoli sono stati rimossi nei primi anni del ‘900 ad eccezione del meraviglioso soffitto di Carlo Rosa, composto da una serie di tele dipinte con le scene della vita del Santo, incastonate in cornici intagliate e dorate. I tre grandi archi che attraversano la navata centrale sono stati aggiunti dopo il terremoto del 1456 per rafforzarne la struttura. Dietro all’altare da notare la Cattedra di Elia, la sedia vescovile scolpita in un solo blocco di marmo della metà del XII secolo e il Mausoleo di Bona Sforza, ultima duchessa di Bari. Nella cripta, una vasta sala colonnata, si trovano le reliquie di San Nicola.

A racchiudere Piazza San Nicola troviamo la Chiesa di San Gregorio e il Portico dei Pellegrini che sembra fosse in origine la sede del Gastaldo, il governatore longobardo. Nell’angolo della piazza si trova una statua di San Nicola in bronzo donata da Vladimir Putin nel 2003 come ringraziamento per l’accoglienza di Bari ai pellegrini ortodossi.

Il Portico dei Pellegrini

La Basilica di San Nicola è anche raggiungibile dalla Muraglia, c’è una scala che scende in corrispondenza dell’imponente struttura del transetto, a destra si costeggia la fiancata della Basilica per arrivare alla facciata, a sinistra invece si imbocca Strada Palazzo di città, l’antica via Francigena che attraversava Bari Vecchia, si immetteva in Piazza Mercantile e da qua arrivava al porto antico. All’inizio di questa strada si trova il panificio più conosciuto di Bari e famoso per produrre la migliore focaccia della città: il Panificio Fiore 1508. Il locale è ospitato in una ex Chiesa medievale, forse dedicata a Sant’Anselmo, e mostra ancora colonne, capitelli e nicchie e l’immancabile immagine di San Nicola. Senza dimenticare che la focaccia è veramente squisita!.

Particolare all’interno del Panificio Fiore

IL CULTO DI SAN NICOLA

Bari ancora oggi si identifica profondamente con il suo santo Patrono. Dal 7 al 9 maggio, tutti gli anni ha luogo una sentitissima festa popolare, civile e religiosa per rievocare la traslazione delle reliquie del Santo con una suggestiva processione in mare e per le strade di Bari Vecchia e con un corteo storico animato da figuranti in costume medievale. Un mese di festeggiamenti, cominciando dal 20 aprile, ricorrenza della partenza delle reliquie da Myra fino ai tre giorni finali culminanti in un crescendo di celebrazioni religiose, rievocazioni storiche, cortei e processioni e fuochi artificiali.

Ma da dove nasce questa forte e radicata tradizione di culto? Bisogna riferirsi al contesto storico del XI secolo quando Bari era un’importante città commerciale marittima aperta agli scambi verso l’Oriente e il regno bizantino. Poi arrivarono due cambiamenti a mettere a rischio la prosperità dei commerci: da una parte i Normanni nel 1071 avevano conquistato Bari, dall’altra i Musulmani nel 1085 avevano conquistato Antiochia, il maggior scalo commerciale dei baresi. Le cronache successive narrarono che venne spontaneo a 62 marinai baresi, di ritorno dall’Asia Minore, fermarsi a Myra (attualmente la città di Demre in Turchia), trafugare le reliquie di quel santo già universalmente conosciuto come il protettore dei marinai, e portarle trionfalmente a Bari. Non si può sapere se sia davvero stata una decisione presa autonomamente dai marinai durante il viaggio o progettata precedentemente, fatto sta che servì a mantenere vivi i rapporti commerciali con l’Oriente accumunati dallo stesso culto e a dare forza e unità alla popolazione di Bari, stretti attorno al loro patrono. Il culto di San Nicola di Bari (e non più di Myra) collocò Bari al centro di un importante flusso religioso di pellegrinaggio. Parallelamente alla spiegazione storica esiste anche la versione leggendaria che narra come l’abate Elia (colui che prese in consegna le reliquie e costruì la Basilica) una notte sognò San Nicola che chiedeva di riposare in Occidente perchè le sue reliquie in Turchia non erano più sicure con l’avanzata dei musulmani. Quando il 9 maggio del 1087 le reliquie arrivarono al porto di Bari ci fu subito un contenzioso tra il Vescovo (filo-normanno) e l’abate Elia su chi avrebbe dovuto custodirle, fino a sfociare in uno scontro armato con morti e feriti. Il Vescovo allora rinunciò e concesse che l’antico palazzo del catapano venisse trasformato in chiesa in modo che San Nicola avesse un suo luogo di culto. San Nicola è un santo trasversale, venerato da cattolici e ortodossi. Abbiamo visto nella piazza di fronte alla Basilica la statua del Santo donata da Putin per ringraziare Bari per l’ospitalità ai pellegrini russi: c’è una importante comunità russa in città, tanto che è stata costruita una Chiesa ortodossa dedicata a San Nicola, si trova a 15 minuti a piedi dalla stazione dei treni in Corso Benedetto Croce, ed è una tipica costruzione russa con il campanile a cipolla mosaicato e lucente. E’ chiamata comunemente la Chiesa Russa per distinguerla dalla Basilica di San Nicola di culto cattolico. E’ visitabile solo su prenotazione.

La Chiesa Russa

VIA DELLE CROCIATE

La strada più frequentata di Bari Vecchia è quella che collega la Basilica di San Nicola alla Cattedrale: Via delle Crociate che poi diventa Strada Carmine. E’ una via sempre affollata, ricca di botteghe e di venditori di cibo di strada come le POPIZZE (pasta lievitata fritta, può essere sia dolce che salata) e le SGAGLIOZZE (losanghe di polenta fritte in olio bollente) per non parlare dei PANZEROTTI (quelli tradizionali sono ripieni di pomodoro e ricotta forte). In un vicolo laterale si trova la Chiesa di San Marco del XI secolo e punto di riferimento dei veneziani, sulla semplice facciata a spioventi, al centro del rosone, è riconoscibile il leone di San Marco. Proseguendo tra archi, edicole, cortili interni, tanto affascinanti che avrei fotografato ogni angolo, si arriva sul fianco della Cattedrale dedicata a San Sabino.

Chiesa di San Marco

CATTEDRALE DI SAN SABINO

La Cattedrale attuale, del 1170, sorge nello stesso luogo della precedente distrutta nel 1156 dal re normanno Guglielmo il Malo, e riprende nelle sue linee principali il modello della Basilica di San Nicola. Anche questa chiesa negli anni ’50 è stata riportata alla purezza dello stile romanico pugliese togliendo tutto il rivestimento barocco del XVIII secolo che la rivestiva. Dello stile Barocco rimangono i tre portali della facciata che comunque inglobano quelli originali medievali. Sopra il portale centrale possiamo vedere la Madonna tra due santi: San Nicola con in testa la mitra circolare della tradizione greca-bizantina e San Sabino, vescovo di Canosa, le cui reliquie sono state portate a Bari per salvarle dalle scorrerie dei saraceni e che fu il primo Patrono.

Sulla facciata della Cattedrale possiamo osservare anche un bellissimo rosone, protagonista di un evento suggestivo: durante il solstizio d’estate il sole penetra attraverso il rosone e proietta la sua sagoma su un mosaico del pavimento della navata centrale che ha stessa forma e dimensione fino a farli combaciare.

Interno della Cattedrale con il rosone

Dello stile Barocco rimane anche la decorazione della cripta, tutta rivestita di ori, stucchi e marmi policromi. Nella cripta si trova l’icona della Vergine Odegitria del XVI secolo, una tavola in stile bizantino che dà il nome alla piazza antistante la Cattedrale. La parola Odegitria è un termine bizantino che indica una tipologia di icone con il gesto della Madonna che indica il Bambino, Odegitria infatti significa “colei che indica la retta via” la strada verso la salvezza.

PIAZZA ODEGITRIA

Piazza Odegitria prende il nome dall’icona custodita nella cripta della Cattedrale. E’ dominata dalla Cattedrale romanica di San Sabino e circondata da palazzi rinascimentali e settecenteschi, oltre che dalla Chiesa di San Giacomo luogo di pellegrinaggio e la casa-torre medievale con il bassorilievo di San Nicola costruita sull’Arco della Neve. Una curiosità: sulla piazza si trova anche quella che, nella fiction “Le indagini di Lolita Lobosco”, è l’abitazione della protagonista.

ARCO BASSO, ARCO ALTO e Strada delle Orecchiette

Uscendo dalla zona pedonale di fronte a Piazza Odegitria ci troviamo in Piazza Federico II di Svevia e subito l’imponente Castello Svevo attira la nostra attenzione. Ma prima volgiamo il nostro sguardo di fronte al Castello per ammirare una schiera di alte case addossate una all’altra che nella loro asimmetria assumono un’aspetto affascinante.

Queste abitazioni sono attraversate da due passaggi: l’Arco Alto e l’Arco Basso. Da qui si entra in un altro rione di Bari Vecchia, anch’esso fatto di piazzette e stretti vicoli, tra cui il passaggio più stretto della città. Ma questo luogo è conosciuto soprattutto per la cosiddetta “Strada delle Orecchiette” diventata ormai un’immagine rappresentativa di Bari Vecchia. Qui, ai bordi della strada, le donne baresi producono e vendono le famose orecchiette, fatte a mano davanti agli occhi dei turisti. Con una straordinaria maestria e velocità, con il solo uso di dita e coltello, le massaie trasformano rotolini di impasto in piccole orecchiette: la preparazione è talmente veloce da non riuscire a capire il movimento delle loro mani e come ne esce questa magia! I tavoli su cui sono esposte le orecchiette, già secche destinate alla vendita, sembrano tavolozze di colore: le orecchiette possono avere diversi colori per l’aggiunta all’impasto di base (fatto con semola di grano duro, acqua e un pizzico di sale) di basilico, o pomodoro, o integrale. Anche la forma può variare dalle orecchiette piccolissime a quelle giganti ed è difficile resistere alla tentazione di comprare orecchiette o taralli dolci o salati.

CASTELLO NORMANNO SVEVO

L’imponente castello avvolto dal cerchio di mura, al cui interno svettano possenti e austere torri, contrasta con l’anfiteatro di case chiare della Bari Vecchia che si intrecciano dall’altra parte della strada da cui proveniamo. Il primo nucleo del Castello fu costruito in epoca normanna da Ruggero II nel 1132 e consisteva soltanto in un “donjon”, una torre fortificata. Come già accennato venne distrutto nel 1156 dalla rivolta dei baresi che volevano contrastare il potere normanno (e questo causò la distruzione della città come ritorsione da parte del Re Guglielmo il Malo) ma già nel 1233 Federico II di Svevia lo restaurò e fortificò. Pochissimo rimane del castello normanno originario, si può solo vedere parte delle fondazioni nell’area archeologica vicino all’ingresso interno. La parte del castello costruita nel periodo svevo ricopre tutta l’area interna alle mura le quali invece furono costruite in epoca aragonese. Il castello divenne poi un ducato degli Sforza e ospitò Isabella d’Aragona e sua figlia Bona Sforza fino alla sua morte nel 1557. In questo periodo il Castello diventò una residenza rinascimentale per intrattenere la corte di Bona Sforza che modificò anche il sistema difensivo sulle mura per difenderle dalle armi da fuoco. Dopo una fase di decadenza viene ripreso da Murat all’inizio del XIX secolo e utilizzato prima come caserma poi come carcere minorile (da qui il nome della Torre dei minorenni). Fu poi caserma dei carabinieri fino agli anni ’70 e in seguito venne restaurato e aperto al pubblico nel 1998. Ora il Castello Normanno Svevo è divenuto un contenitore culturale.

Ospita una Gipsoteca che raccoglie calchi in gesso che riproducono parti significative delle sculture dei maggiori monumenti pugliesi. Periodicamente ospita anche Mostre Temporanee come quella attuale “Antichi Popoli di Puglia” che racconta, con reperti provenienti da Musei di tutta la Puglia, il susseguirsi dei Popoli che hanno abitato la regione: un viaggio nel tempo, fra l’ottavo secolo e l’età di Augusto.

QUARTIERE MURATTIANO

Oltre al castello Svevo vi è una divisione netta tra Bari Vecchia e Bari Nuova, coincide con Corso Vittorio Emanuele, dove un tempo vi erano le mura che chiudevano la città nel lato di terra. Da qui parte un reticolo di palazzi e strade disposte a scacchiera, dove, all’intersezione delle vie principali sorge sempre un edificio straordinario a dominare la vista prospettica. Il quartiere Murattiano sorse per l’esigenza di espansione edilizia della città di Bari, realizzata grazie all’attuazione di un preciso piano regolatore. Si chiama così perchè fu Gioacchino Murat a presenziare alla posa della prima pietra nel 1813. Il quartiere Murattiano è la città dei palazzi e dei Teatri, cuore pulsante delle attività commerciali, dove si trova anche il Palazzo Mincuzzi in stile liberty e Via Sparano, una elegante via pedonale famosa per passeggiate e shopping.

QUARTIERE UMBERTINO

Il Quartiere Umbertino ha la forma di un piccolo quadrilatero situato tra il quartiere Murattiano e il Quartiere Madonnella in cui sono racchiusi i palazzi liberty più prestigiosi della città, come il Palazzo dell’Acquedotto Pugliese, quello della Banca d’Italia o della Camera di Commercio, l’ex teatro Margherita e il Teatro Petruzzelli.

TEATRO PETRUZZELLI

Vorrei farvi ammirare la bellezza del Teatro Petruzzelli come appare oggi, ricostruito “dov’era e com’era” dopo l’incendio dell’ottobre del ’91. Fu inaugurato nel 1903 e per quasi un secolo fu il teatro privato più grande d’Europa. Era un Politeama perchè vi erano previsti diversi tipi di spettacoli: Opera, Varietà, Balletti e anche Cinema. L’ingegnere Angelo Messeni, che aveva visitato i teatri d’Europa per elaborare il progetto del Petruzzelli, sembra che abbia tratto spunto dall’Opera di Parigi per le gradinate e la cupola. Presenta uno stile ibrido tra teatro all’italiana e teatro alla francese perchè le ultime due file di palchi, solitamente destinati alla nobiltà, sono sostituite da gradinate, una scelta per aprire il teatro anche alle classi popolari.

Con l’incendio doloso del ’91 il fuoco divorò palcoscenico e platea e la cupola collassò totalmente generando un cratere. Nell’incendio andarono perse le opere del pittore Raffaele Armenise dipinte sulla cupola e sul sipario. Dell’Armenise si salvarono solo le tele sul soffitto del Foyer che raffigurano la musica, il ballo e la poesia. Quindi il Foyer è l’unico luogo del Teatro che pur rimanendo annerito dal fumo si è salvato dall’incendio ed è stato solamente restaurato e non ricostruito, come è avvenuto per il resto dell’edificio: ricostruito “dov’era e com’era” con gli stessi materiali e decorazioni per ottenere la stessa acustica del teatro originale. Fu reinaugurato nel 2009 con la Nona Sinfonia di Beethoven. Ora, con le recenti leggi sulla sicurezza, il Teatro Petruzzelli può ospitare 1482 persone e la buca dell’orchestra può contenere fino a 120 musicisti permettendo l’esecuzione anche di concerti più complessi.

Il Foyer

QUARTIERE MADONNELLA

Il quartiere Madonnella è stato costruito negli anni ’30 nello stile monumentale e razionalista del periodo fascista, visibile soprattutto nei palazzi appartenenti ad enti pubblici. Li possiamo vedere allineati lungo il Lungomare Nazario Sauro, realizzato tra il 1927 e il 1928 e arricchito di palazzi realizzati nei decenni successivi nello stile dell’epoca: l’Albergo delle Nazioni degli anni ’30, il Palazzo della Provincia del ’35 (che ospita la Pinacoteca Metropolitana di Bari “Corrado Giaquinto“), il Palazzo dell’Aeronautica Militare del ’35, Il Palazzo dell’Ispettorato dell’Agricoltura dell’inizio degli anni ’40, il Palazzo dell’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale e la Caserma dei Carabinieri degli anni ’30.

PANE E POMODORO e TORRE QUETTA

Continuando lungo il Lungomare Nazario Sauro e uscendo dalla città si raggiunge la Spiaggia dei baresi, chiamata Pane e Pomodoro, attrezzata con bar, servizi, campi da gioco e, proseguendo, la Spiaggia di Torre Quetta, molto frequentata dagli amanti del surf, con bar e ristoranti aperti fino a tardi. Sono gli unici luoghi balneabili di Bari e ritrovo estivo della popolazione.

I MIEI INDIRIZZI

Qui riporto alcuni luoghi, protagonisti del mio soggiorno a Bari, che vi posso consigliare secondo la mia esperienza.

B&B ALIGHIERI 97 Ottima posizione, a 400 metri dalla stazione dei treni e altrettanti per arrivare a Bari Vecchia, nel bellissimo quartiere Murattiano. Stanze moderne, pulite e proprietari gentili e sempre disponibili. La colazione è con prodotti confezionati, ma molto ben rifornita in varietà e quantità, con la possibilità di preparare caffè e té caldi. Macchina del caffè in camera e bottigliette d’acqua e succhi di frutta a disposizione. APPROVATO ✔️

RISTORANTE MAMAPULIA A due passi dal B&B, l’ho provato per comodità, ma poi sono tornata per l’ottimo rapporto qualità prezzo. L’uso di prodotti di qualità della Terra di Bari, la cucina della tradizione, l’ambiente e la gentilezza del personale sono il suo punto forte. Sicuramente da consigliare. APPROVATO ✔️

RISTORANTE LA CECCHINA Consigliata dalla ragazza della visita guidata per chi vuole assaggiare le tipiche orecchiette alle cime di rapa, di pasta fresca e fatta a mano. Confermo: ottime! L’ambiente è incantevole e la cucina raffinata, propone piatti della tradizione con rivisitazione gourmet. APPROVATO ✔️

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